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Archivio per Settembre, 2011

Quegli insegnanti trattati come animali…


Da alcuni anni mi ritrovo, per ragioni personali, a partecipare e ad assistere alle convocazioni degli insegnanti della scuola primaria della provincia di Firenze. Un’esperienza, non esito a dirlo, devastante per chi la vive. Un segno tangibile della bassa considerazione che questa società ha per quello che viene definito il “corpo docente”, composto da chi dovrebbe formare le classi dirigenti future (in senso lato) di questo tormentato Paese.

Che cosa succede (per chi non lo sapesse)? Il Provveditorato convoca in più giorni, a seconda delle graduatorie, centinaia di insegnanti precari per assegnare le (poche) cattedre disponibili, il cui numero è stato reso negli ultimi anni ancora più esiguo dalla mannaia della riforma-Gelmini. 

Decine e decine di persone (prevalentemente donne) letteralmente ammassate – e proprio il caso di dirlo – in posti improponibili, quasi sempre in palestre caldissime o all’interno di aule inadeguate per spazi e servizi. Quest’anno addirittura nel cortile esterno dell’Istituto statale ”Russel Newton” di Scandicci alle porte di Firenze.

Vere e proprie maratone caotiche e rumorose, per alcuni anche di 10-12 ore, che potrebbero mettere a dura prova  – in una selezione quasi darwiniana – anche i più forti fisicamente. Non soltanto per la condizione psicologica resa pesante dall’incertezza di ottenere il posto agognato (aspetto non trascurabile visto che parliamo di lavoro, vite, famiglie e futuro), ma anche per una situazione complessiva che ha il sapore della beffa umiliante, dell’attesa infinita, di una lenta e logorante agonia collettiva.

Persone – giunte spesso da altre regioni d’Italia dopo viaggi di chilometri e chilometri – che attendono tra rumori, urla e chiacchiere il proprio turno, mentre vedono scorrere lontano su un pannello ogni anno sempre più piccolo i numeri e le destinazioni disponibili, via via aggiornati dai tecnici (piuttosto nervosi e ovviamente stanchi) del Provveditorato.

Mi chiedo: è possibile che non esista in tutta Firenze un’aula climatizzata, con un impianto di amplificazione sonora funzionanante e con un numero sufficiente di sedie? Un’aula universitaria, ad esempio, con un videoproiettore degno di questo nome oppure una sala tecnologicamente attrezzata fornita dalla Provincia che possa accogliere nel miglior modo possibile i membri di questa categoria professionale che meriterebbero un maggior rispetto?

Non  credo che sia poi così difficile organizzare in modo diverso queste giornate, soprattutto in una città che ha dato alla luce – solo per fare un esempio dal sapore provocatorio - un gioiello artistico per la gestione del potere civile come il ”Salone dei Cinquecento”. E’ chiedere troppo nel 2011? Penso proprio di no.

Redditi on line: scelta dolorosa, ma utile…


Credo che sia un passaggio doloroso, nel cammino impervio che porta alla legalità, ma necessario. La proposta contenuta nella manovra economica del governo – vale a dire di mettere on line le dichiarazioni dei redditi degli italiani – mi trova sostanzialmente d’accordo.

Non parlerei, come hanno fatto alcuni, di “spionaggio”, ma di controllo sociale. Un’azione di grande trasparenza pubblica – rafforzata dalla potenza comunicativa del web – per scovare i furbi (tanti) attraverso la collaborazione degli italiani. Ricordiamoci che già adesso, pur con una procedura molto macchinosa, è possibile accedere ai dati delle dichiarazioni dei redditi. La dimensione on line darebbe a tutto questo un’evidenza civicamente “catartica”.

Delazione? Inquisizione? Gogna virtuale? In realtà hanno da temere solo quelli che nascondono, che evadono ed eludono il fisco. Io credo che sia una manifestazione ed una dimostrazione di civiltà, piuttosto. Un modo doveroso per stracciare il velo dell’ipocrisia degli evasori e di coloro che dichiarano un reddito che non rispecchia il proprio effettivo stile di vita.

Una decisione che può contribuire ad aprire nel Paese una riflessione seria su un nuovo patto sociale tra Stato e cittadini, istituzioni e imprese, identità collettiva e iniziativa privata.

Mi lascia semmai perplesso il fatto che siano i Comuni a dover svolgere questo compito di controllo, dando ai sindaci una certa discrezionalità di azione. Lo Stato centrale non dovrebbe derogare a questa funzione di attiva vigilanza diretta, o almeno dovrebbe fornire agli enti locali gli strumenti necessari all’impegno assegnato. Tra tutti la possibilità di incrociare banche dati, utenze e informazioni bancarie.

Tuttavia resto favorevole al principio generale della proposta. La maturazione di una coscienza civica – come quella personale – passa dall’assunzione di responsabilità gravose. E spesso le medicine hanno il sapore amaro.