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Archivio per Dicembre, 2011

Strage di Firenze: non chiamiamola “follia”…


 
Non chiamiamola “follia”. L’uccisione nei giorni scorsi a Firenze di due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, non è semplicemente l’opera di un pazzo. O almeno non solo questo.

Definire così l’azione del killer Gianluca Casseri non sarebbe eticamente corretto. La “scorciatoia della pazzia” porta a liquidare troppo frettolosamente come pura cronaca un gravissimo fatto e libera in modo acritico la coscienza di una società incapace di interrogare se stessa e la propria anima.

L’assassino aveva partecipato in passato a diverse manifestazioni di estrema destra, aveva simpatie nazifasciste ed era vicino agli ambienti del centro sociale ”Casa Pound”. Attenti: qui non stiamo parlando di responsabilità oggettive o penali, ma di contesti insalubri dove circolano idee, riflessioni, posizioni in cui la matrice xenofoba è dominante. Di un humus “pseudoculturale” in cui parole come solidarietà, tolleranza, rispetto e dialogo sono bandite o svuotate di senso.

Parliamo di un clima inquinato, da bonificare, da “umanizzare”.  Un clima generale alimentato anche da politici  e movimenti irresponsabili che non hanno avuto problemi in questi anni ad alzare il livello della polemica e dello scontro (“Immigrati? Fora da i ball” – “Non possiamo sparare ai migranti, almeno per ora“) .

Siamo il Paese che solo qualche giorno fa ha visto a Torino un’azione di deprecabile violenza contro un Campo Rom per una denuncia di una sedicenne per uno stupro mai avvenuto. Siamo il Paese della strage del 2008 di San Gennaro a Castelvolturno che portò alla morte di sei africani. E potremmo continuare…

Quindi, lasciamo stare la “pazzia”, abbandoniamo visioni semplicistiche delle relazioni umane. Concentriamoci su questi tempi storici, complicati e impegnativi. La società è sempre più ”aperta”,  mobile, “liquida” per utilizzare un’espressione del sociologo Bauman. Un aggregato multiforme di differenze religiose, etniche e stili di vita. Il presente è questo e il futuro non cambierà.  

Bisogna quindi superare l’inquietudine ritrovando se stessi nel dialogo con la diversità. Non ci sono alternative – anche per restare semplicemente pragmatici – alla reciproca ospitalità  nel rispetto delle regole. Potranno cambiare dettagli e aspetti marginali in futuro, ma il nostro mondo sarà sempre più multietnico e multiculturale.

E’ un processo ineluttabile, che ci piaccia o no.  La strada è tracciata e non porta certo nei campi putridi e dissestati della xenofobia nazifascista.