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Archivio per Febbraio, 2012

Giglio e Gorgona: un mare che non può essere abbandonato


Fa tristezza e rabbia vedere quello che sta accadendo al mare toscano. Da una parte il relitto della Nave Concordia adagiato sullo scoglio dell’isola del Giglio, come un bisonte ferito a morte nella prateria. Dall’altra i fusti tossici sprofondati nelle acque della Gorgona in un secondo drammatico evento in cui sono fortissime (anche qui) le responsabilità del comandante, reo di aver fatto virare in modo troppo brusco il cargo Venezia della Grimaldi per evitare di finire contro un’altra nave. Un’azione maldestra, aggravata dalla burrasca, nel corso della quale i semirimorchi e i bidoni si sono riversati in acqua.

Due incidenti che rischiano di compromettere in modo grave e irreversibile l’equilibrio ambientale dell’Arcipelago toscano.

Sono queste ore decisive. Proseguono infatti le operazioni di recupero del carburante sui rimanenti nove serbatoi della Concordia, tra un ritrovamento e l’altro degli ultimi cadaveri e con negli occhi lo sguardo dolce della piccola Dayana, diventata suo malgrado il simbolo di questo disastro. E deve invece proseguire con maggior lena il piano di recupero del materiale tossico disperso in mare da più di due mesi. Il tempo stringe e i rischi sono altissimi.

Due incidenti frutto dell’imperizia umana, due comandanti su cui pendono pesantissime accuse e la sensazione che la navigazione sia un campo in cui le regole della sicurezza devono essere profondamente riviste e riscritte.

Di sicuro due eventi che offuscano pesantememte l’immagine dell’Italia e degli italiani nel mondo. E che stridono con un’altra notizia che dovrebbe farci capire quanto sia – invece – potenzialmente immenso il nostro patrimonio culturale, umano ed estetico: la richiesta da parte della Cina di sei perfette “copie” in bronzo di altrettante statue di Michelangelo. Da Carrara a Shangai.

Il Paese che copia tutto - nuova potenza economica mondiale – si esalta anche per dei semplici calchi sbiaditi dei nostri capolavori. Ma siamo invece noi ora a rischiare, per mano degli Schettino del caso e dei nostri tanti “vabbuò“, di essere semplicemente la copia sbiadita di noi stessi. Un’agghiacciante nemesi storica.