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Archivio per Ottobre, 2012

Bersani e Renzi: ma è scontro vero?


Mi sfiora un’idea che stride con l’evidenza quotidiana del confronto delle primarie nel Partito Democratico.  Ma che mi solletica. E se al di là degli (apparenti) scontri verbali e di visione tra Renzi e Bersani, in realtà, si stesse svolgendo un’abile operazione di rilancio del partito stesso e di “riorganizzazione” interna funzionale ai due contendenti?

Sul piano generale, il Pd  – secondo gli ultimi sondaggi – sfiora il 30% dei consensi. Nettamente il primo partito italiano. Le primarie – con l’incertezza del vincitore e la “sicurezza” del ballottaggio (Vendola è decisamente fuori dai giochi) – avrebbero dato una nuova linfa vitale al centrosinistra e di conseguenza rafforzato i democratici. La partecipazione potrebbe andare ben oltre le aspettative, segnare una svolta storica per la democrazia italiana. Per schematizzare troppe regole potrebbero favorire il successo di Bersani; un afflusso imponente (meno regolamentato) alle urne, invece, il trionfo del sindaco di Firenze.

Ma è scontro vero? I toni accesi confermerebbero la forte contrapposizione tra i contendenti. Tuttavia nonostante la violenza retorica della rottamazione, criticata da Bersani, l’autoesclusione di Veltroni, D’Alema e, in prospettiva, di altri rappresentanti della vecchia classe dirigente del partito (Bindi?) non può che essere un vantaggio per lo stesso segretario del Pd. Il carrarmato Renzi spiana il terreno per le milizie di Bersani, libere di agire come non mai senza più la vecchia nomenclatura a porre ostacoli o a far pesare veti e posizioni di rendita.

Fantapolitica? Mi chiedo quanto convenga realmente a Renzi affermarsi  – ora -  alle primarie. Il sindaco di Firenze di fatto ha già vinto politicamente. Questo non è il Palio di Siena e anche un secondo posto può essere un ottimo punto di partenza per rilanciare tra qualche anno, alla fine del mandato di Palazzo Vecchio, la propria leadership nazionale. Del resto non sono i tempi migliori per governare questo Paese, ma aver “spazzato” le stanze del partito da presenze ingombranti e polverose offre al discolo Matteo una grande prospettiva di crescita da qui ai prossimi due-tre anni, senza particolari rischi nell’immediato. E il primo cittadino fiorentino, in caso di sconfitta, è troppo pragmatico per pensare a scissioni o separazioni dalla “ditta di famiglia”, per dirla alla Bersani.

Non resta che attendere. Ma questo è un raro caso in cui – al di là delle bordate e dei fuochi d’artificio per i media e per gli elettori – potrebbero vincere tutti, primi e secondi. La coppia Bersani-Renzi.