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Archivio per Gennaio, 2013

La crisi del Maggio è la crisi di un Paese che non sa investire in cultura


Il Maggio Fiorentino deve subire l’onta del commissariamento. La crisi di una delle più importanti istituzioni culturali italiane giunge, dopo mesi logoranti di contrasti e lotte (anche) sindacali, ad un primo epilogo. Ormai è ufficiale: Francesca Colombo non è più la sovrintendente.

L’avvio delle procedure per il commissariamento, come riporta una nota del ministero dei Beni culturali, «si è reso necessario, in attuazione delle disposizioni previste dal decreto legislativo 367/96, considerata la situazione economica e patrimoniale dell’ente lirico». La Colombo, in una infuocata conferenza stampa, si difende, ritenendosi “vittima della politica” e bersaglio di “una gettata di acido in faccia”.

Al di là degli aspetti controversi della vicenda e delle posizioni dei singoli protagonisti (Renzi, Ministero, Colombo, sindacati e dipendenti), ciò che emerge è il degrado raggiunto in questo Paese da quello che dovrebbe costituire uno dei suoi asset fondamentali e strategici: la cultura, che qui vuol dire musica, rappresentazioni, opere, concerti, melodramma. Un settore che dovrebbe essere valorizzato senza remore e incertezze, sul piano delle professionalità  messe in campo, del ritorno di immagine in tutto il mondo e rispetto alle fortissime implicazioni che un tale patrimoni0 potrebbe avere a livello economico e finanziario.

Il dramma del Maggio è il dramma generale della cultura in Italia. L’ulteriore dimostrazione sintomatica di un Paese privo di memoria, incapace di trasformare in lavoro, crescita e benessere comune, i propri giacimenti culturali. In Italia si investe in cultura solo lo 0,2% del Pil nazionale, mentre lo standard europeo si attesta intorno all’1,1%. I fatti parlano chiaro.

Resta l’amarezza e la rabbia di fronte ai tagli, ai buchi di bilancio e alla mancanza di risorse. Ma senza un “new deal della cultura” risulta difficile trovare efficaci risposte alla crisi. Qui non occorre investire in derivati “drogati” o in speculazioni finanziare avulse dall’economia reale. Ma in talenti, creatività e idee giovani. Perchè come afferma lo scrittore cinese Gao Xingjian, “la cultura non è un lusso, è una necessità”.