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Archivio per Maggio, 2011

Gli apprendisti stregoni del web 2.0…


Si parla sempre più di social network o di social media. E’ innegabile. Non è solo una questione di moda, ma il segno tangibile di un reale cambiamento nella comunicazione, nel marketing, nella politica e, naturalmente, nel giornalismo. Una vera e propria rivoluzione antropologica, un aggiornamento dei linguaggi, un modo diverso per partecipare alla costruzione di una nuova “intelligenza collettiva”. Un’occasione da non mancare.

Tutto giusto, tutto vero. Il problema, però, è che spesso gli  “azzeccagarbugli” e gli “apprendisti stregoni” del web 2.0 dimenticano un aspetto fondamentale della questione: la centralità dei contenuti e l’importanza di avere qualcosa da dire. Sapendolo dire, soprattutto. E sapendo poi sviluppare questa nuova e fondamentale dimensione all’interno di una comunicazione più articolata, multicanale e integrata.

Purtroppo invece, come afferma Andrew Keen, uno dei massimi critici contemporanei della rete,  è facile imbattersi – tra utenti e (falsi) professionisti - in quello che lui ha brillantemente definito il “moderno narcisismo digitale” in un quadro generale dominato da un dilagante “dilettantismo”.

Sospesi tra autocompiacimento, egocentrismo e “selfpromotion“, la rete pullula di internauti, guru e presunti “opinion leader” pronti ad alimentare il “calderone web”; rapidi quanto incostanti nel dar vita a complesse “social media strategy” che si risolvono poi nell’apertura di profili e pagine facebook presto abbandonati oppure nell’autoconvincimento che l’unica parola chiave sia sempre e soltanto “viralizzare”.

Peccato che il successo di un sito, di un portale e, più in generale, di una strategia di comunicazione non sia solo riconducibile al “cazzeggio”, ma (anche e soprattutto) ad ore ed ore di lavoro sulla definizione dei contenuti, degli obiettivi editoriali, dell’agenda-setting e così via…dettagli?

Siamo tutti lavoratori 2.0. Però anche in questo mondo esistono due categorie tremendamente analogiche: chi lavora bene e chi lavora male. E a quest’ultimi mi viene spontaneo dire nel gioco perverso del citazionismo tanto amato da certi cultori del web: “Siete solo chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo…”.