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Archivio per Febbraio, 2010

L’optional non compreso nel prezzo

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Prendo la bici appoggiata al lampione. E’ senza lucchetto perchè dove vivo io nessuno ruba biciclette. Al massimo possono arraffare arance nei campi, l’uva dai vigneti appoggiati sulle colline. La sella è dura ma ci sono abituato. Afferro il manubrio arcuato e gli porgo il volto vicino, così da diventare un tutt’uno con lei, con la mia bicicletta da corsa. L’ho vinta una notte fumosa, dopo aver giocato a biliardo. Mettendo a segno un rinterzo degno dello Scuro, facendo crollare uno ad uno i birilli.

Sono un campione e io non ci credo . Lo dicono gli altri ma io in realtà ho giocato solo per lei. Per quella bici da corsa azzurro cartazucchero, leggera come una piuma. Con lei scendo lungo la strada bianca, tra i sassi che rumoreggiano sotto le ruote. E mi fanno rimbalzare. Corro contro me stesso perchè la mia è una passione che non porta a competere con il mondo ma richiede il meglio da se stessi. Altro non voglio: se c’è un traguardo da raggiungere io ci devo arrivare, a costo di tagliare il nastro con le ruote bucate , con la catena che fuoriesce Ogni metro e mezzo di pedalate, con le mani incallite aggrappate al manubrio. E poi distendermi al suolo, stremato ma felice. E ‘vero, non ci sono trofei, non si vince niente ma il cuore esplode. La bici è come se corresse sull’olio, i pedali sono morbidi, il respiro profondo.

Non sono un campione, non lo sono mai stato. Né con la stecca in mano, nè in sella, mentre salgo e scendo lungo sentieri di pace. Non mi sentirò mai arrivato perché io sono nato per correre, fermarmi e ripartire. Non avrò mai un allievo perchè non sono un maestro, non vincerò mai niente perchè non amo vedere gli altri sconfitti. E per una volta Che vinci ce n’è sempre in Un’altra cui perdi. Ci sarà sempre uno con la steccata migliore della tua, con la giusta volata per la vittoria, con più fiato, più traiettoria, più qualcosa. E allora io gioco solo con me stesso. In un solitario nel quale vincere è solo un optional non compreso nel prezzo.

Per la foto ringrazio: “Il ventre della balena” – guarda il suo album su Flickr.com! – clicca qui

Volare

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  Ti ho avvicinato in un mattina di fine anno, quando tutto sembra andarsene e lasciare spazio a nuovi giorni, a nuovi orizzonti. Come quelli che vedevo confondersi con il mare, in una giornata tersa, limpida di emozioni. Con il profilo di Capri che si faceva notare, in lontananza. Con l’isola di Vivara, nitida. In primo piano. Tu non avevi paura. Ti lasciavi avvicinare, fotografare. Poi sei volato, abbagliato dal sole potente, lasciando alle spalle il Castello Aragonese. Un battito d’ali rumoroso, e via. A ridosso del mare, alla ricerca di aria, di danze nel cielo armoniose. Tu che tocchi terra, ti godi il panorama e poi riparti. Tu che ti sei lasciato osservare prima di spiccare il volo. Eri bello là, sul mare. Tu che viaggi senza prenotare, ti infili negli anfratti a me sconosciuti, tu che non hai tempo, nè giorni, nè ore. Tu che plani sulle teste dei pescatori al mattino, ti appoggi sulle barche di legno stantio e poi mi guardi. Vorrei volare con te, nella mia isola. Nel tuo mare del sud.

 

Oggi sono andata sul profilo di una delle mie “amiche” di Facebook ed ho visto alcune foto. Mi hanno riportato alla mente la mia isola e questo gabbiano che ho osservato, sognando, qualche mese fa. Da qui, questo breve post. Alla prossima!

Simona

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