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Redditi on line: scelta dolorosa, ma utile…


Credo che sia un passaggio doloroso, nel cammino impervio che porta alla legalità, ma necessario. La proposta contenuta nella manovra economica del governo – vale a dire di mettere on line le dichiarazioni dei redditi degli italiani – mi trova sostanzialmente d’accordo.

Non parlerei, come hanno fatto alcuni, di “spionaggio”, ma di controllo sociale. Un’azione di grande trasparenza pubblica – rafforzata dalla potenza comunicativa del web – per scovare i furbi (tanti) attraverso la collaborazione degli italiani. Ricordiamoci che già adesso, pur con una procedura molto macchinosa, è possibile accedere ai dati delle dichiarazioni dei redditi. La dimensione on line darebbe a tutto questo un’evidenza civicamente “catartica”.

Delazione? Inquisizione? Gogna virtuale? In realtà hanno da temere solo quelli che nascondono, che evadono ed eludono il fisco. Io credo che sia una manifestazione ed una dimostrazione di civiltà, piuttosto. Un modo doveroso per stracciare il velo dell’ipocrisia degli evasori e di coloro che dichiarano un reddito che non rispecchia il proprio effettivo stile di vita.

Una decisione che può contribuire ad aprire nel Paese una riflessione seria su un nuovo patto sociale tra Stato e cittadini, istituzioni e imprese, identità collettiva e iniziativa privata.

Mi lascia semmai perplesso il fatto che siano i Comuni a dover svolgere questo compito di controllo, dando ai sindaci una certa discrezionalità di azione. Lo Stato centrale non dovrebbe derogare a questa funzione di attiva vigilanza diretta, o almeno dovrebbe fornire agli enti locali gli strumenti necessari all’impegno assegnato. Tra tutti la possibilità di incrociare banche dati, utenze e informazioni bancarie.

Tuttavia resto favorevole al principio generale della proposta. La maturazione di una coscienza civica – come quella personale – passa dall’assunzione di responsabilità gravose. E spesso le medicine hanno il sapore amaro.

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